giovedì 25 ottobre 2012

Impianti di trattamento a scarico zero

Spesso, senza entrare nel dettaglio delle motivazioni, vengono proposti impianti di trattamento a ciclo chiuso, quindi  a scarico zero. La maggior parte di questi impianti è realizzato utilizzando specie vegetali super bisognose di acqua, quindi deputate ad assorbire tutto il refluo in ingresso. Fin qui tutto perfettamente logico e funzionante: le dimensioni del bacino sono calcolate sulla base della quantità di refluo in ingresso e sulla capacità assorbente delle piante. Il sistema forse comincia a zoppicare un po' se il bacino non è protetto da adeguata copertura dagli eventi meteorici, in quanto ci si comincia a chiedere come facciano le super piante a bersi sia l'acqua reflua in ingresso all'impianto sia quella che ci piove sopra. Questo soprattutto considerando le intensità di pioggia degli ultimi anni: precipitazioni molto intense concentrate in periodi neanche troppo brevi. La situazione diviene ancora più critica se il bacino deve trattare anche le acque di dilavamento di superfici pavimentate, in quanto ci si trova a gestire picchi di scarico in ingresso e intensità elevate di pioggia ricadenti sopra l'impianto. L'incremento delle superfici non risolve il problema e neppure vasche di accumulo finali riescono a dare rassicurazioni. E' chiaro quindi che un trattamento del refluo così concepito non può garantire con certezza assoluta l'assenza di scarico.
Per mantenere efficiente il sistema è necessario almeno escludere le acque meteoriche ricadenti sopra il bacino.
Boer Group ha la soluzione. Ad impatto ambientale zero.

www.boergroup.it

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