tag:blogger.com,1999:blog-77128778432284543972024-03-08T14:22:12.943+01:00depurazione acqueAbbiamo creato questo blog per poter esprimere le nostre considerazioni su aspetti e problematiche relative alla depurazione delle acque reflue.
Il nostro intento è di chiarire i dubbi più frequenti e attuali sull'argomento e fornire spunti interessanti per un dibattito costruttivo.BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.comBlogger12125tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-85673568822114331982018-09-04T11:56:00.000+02:002018-10-02T12:03:52.148+02:00Up to 5...pillole di competenza!Up to 5 è una nuova modalità di diffusione di contenuti specialistici in brevi webinar di massimo 5 minuti e massimo 5 diapositive. Abbiamo infatti pensato che nella società di oggi, dove siamo sempre tutti a rincorrere le cose da fare, ci sarebbe magari la voglia di seguire un convegno, fare un corso, ma il tempo manca sempre. Questo servizio che confidiamo possa essere utile anche a stimolare un confronto, nasce proprio per rispondere a queste esigenze: voglio sapere ma non ho tempo!<br />
Buon ascolto quindi!BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-7210206558788072372018-04-03T12:13:00.000+02:002018-10-02T12:14:14.233+02:00Piattaforma e-commerce shop.boergroup.it Per uniformarci alle esigenze del mercato e alla richiesta di alcuni prodotti da parte dell'utilizzatore finale come gli impianti ad osmosi per l'utenza domestica o le pastiglie di enzimi per le fosse biologiche, abbiamo creato questa piattaforma e-commerce che confidiamo possa rispondere alle vostre esigenze. Vi invitiamo ad inviarci i vostri suggerimenti per come migliorarla e su eventuali prodotti che desiderate trovare on line!<br />
Buona navigazione!BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-36756826962215644312012-10-25T12:05:00.000+02:002012-10-25T12:05:07.227+02:00Impianti di trattamento a scarico zeroSpesso, senza entrare nel dettaglio delle motivazioni, vengono proposti impianti di trattamento a ciclo chiuso, quindi a scarico zero. La maggior parte di questi impianti è realizzato utilizzando specie vegetali super bisognose di acqua, quindi deputate ad assorbire tutto il refluo in ingresso. Fin qui tutto perfettamente logico e funzionante: le dimensioni del bacino sono calcolate sulla base della quantità di refluo in ingresso e sulla capacità assorbente delle piante. Il sistema forse comincia a zoppicare un po' se il bacino non è protetto da adeguata copertura dagli eventi meteorici, in quanto ci si comincia a chiedere come facciano le super piante a bersi sia l'acqua reflua in ingresso all'impianto sia quella che ci piove sopra. Questo soprattutto considerando le intensità di pioggia degli ultimi anni: precipitazioni molto intense concentrate in periodi neanche troppo brevi. La situazione diviene ancora più critica se il bacino deve trattare anche le acque di dilavamento di superfici pavimentate, in quanto ci si trova a gestire picchi di scarico in ingresso e intensità elevate di pioggia ricadenti sopra l'impianto. L'incremento delle superfici non risolve il problema e neppure vasche di accumulo finali riescono a dare rassicurazioni. E' chiaro quindi che un trattamento del refluo così concepito non può garantire con certezza assoluta l'assenza di scarico.<br />
Per mantenere efficiente il sistema è necessario almeno escludere le acque meteoriche ricadenti sopra il bacino.<br />
Boer Group ha la soluzione. Ad impatto ambientale zero.<br />
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www.boergroup.itBOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-63204167224187341932012-08-01T15:33:00.003+02:002012-08-01T15:33:58.673+02:00Calcestruzzi specialiAlleghiamo con molto piacere un articolo pubblicato su InConcreto, dell'ing. Pagazzi, sperando di contribuire a diffondere la cultura dell'utilizzo di calcestruzzi prestazionali anche per opere minori!!!! Finalmente.<br />
<a href="http://www.inconcreto.net/Articolo/237/Calcestru__i_speciali:_prescri_ioni_per_calcestru__i_ad_alta_resisten_a_meccanica_(HSC).html">http://www.inconcreto.net/Articolo/237/Calcestru__i_speciali:_prescri_ioni_per_calcestru__i_ad_alta_resisten_a_meccanica_(HSC).html</a><br />BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-80642486184363367882012-06-01T23:10:00.000+02:002012-06-04T10:50:08.648+02:00Plinti per pali di illuminazione: come alberi senza radici!!<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; line-height: 150%; text-align: justify;">Il dimensionamento delle strutture secondo le Norme tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 01.08) viene effettuato sulla base di vari parametri dipendenti anche dalle situazioni di installazione delle strutture stesse. Alcuni parametri comportano condizioni più restrittive e altri meno.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<br /></div>
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; font-size: 12pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Focalizziamo ora l’attenzione sui PLINTI PER PALI DI ILLUMINAZIONE, un manufattino in calcestruzzo a cui spesso si dà poca importanza ma che necessiterebbe di qualche attenzione in più dato che solitamente è installato in zone ad alta frequentazione e in caso di sisma (e non solo quello) potrebbe creare danni a cose e persone. Molto sinteticamente i parametri di dimensionamento statico tengono in considerazione principalmente:</span><br />
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<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<span style="line-height: 150%; text-indent: -18pt;"><span style="font-family: "Trebuchet MS";"> </span></span><span style="font-family: "Trebuchet MS"; line-height: 150%; text-indent: -18pt;">dell’altezza e del peso del palo;</span><br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS";">dello sbraccio;</span><br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS";">delle condizioni di interro;</span><br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS";">dell’azione del vento;</span><br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS";">della classe di rugosità del terreno.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-left: 36pt; mso-list: l10 level1 lfo16; tab-stops: list 36.0pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS";">L’azione del vento per questa tipologia di prodotto è particolarmente importante. La norma divide l’Italia in zone a seconda delle caratteristiche di ventosità: dalle meno "ventose" (classificazione 1) come il nord ovest alle più "ventose" (classificazione 9) come le isole e il mare aperto. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; line-height: 150%; text-indent: -18pt;"> </span><span style="font-family: "Trebuchet MS"; font-size: 12pt; line-height: 150%; text-indent: -18pt;">Anche la rugosità del terreno incide notevolmente, tenendo in considerazione la distribuzione e le caratteristiche degli edifici nella zona di installazione: dalla classe A come le aree urbane alla classe D come aeroporti, mare, laghi etc., e cioè zone prive di ostacoli seppur ovviamente frequentate.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS";">Concludendo, installare un plinto per pali di illuminazione in centro città a Milano o in zona costiera a Trieste non è proprio la stessa cosa!! </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS";">Il progettista e il direttore lavori dovrebbero quindi conoscere le caratteristiche dei prodotti e valutare bene se i parametri di dimensionamento sono idonei all’area di installazione.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<b><u><span style="font-family: "Trebuchet MS";">Caratteristiche di impiego del PLINTO per palo di illuminazione BOER GROUP:</span></u></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS";">Dim. max di base 1,19 x 1,26 x 0,85h m</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS";"> </span><span style="font-family: "Trebuchet MS"; line-height: 150%; text-indent: -18pt;">- Zona 8 (Trieste), cat IV, classe di rugosità terreno B;</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; font-size: 4pt;"> </span><span style="font-family: "Trebuchet MS"; line-height: 150%; text-indent: -18pt;">- Altezza palo fuori terra 7 m, sbraccio 1,8 m, peso palo 90 DN, peso corpo illuminante 14 DN;</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS;"> <span style="line-height: 150%; text-indent: -18pt;">- Plinto completamente interrato;</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; line-height: 150%; text-indent: -18pt;">Plinto verificato a stabilità.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; line-height: 150%; text-indent: -18pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; line-height: 150%; text-indent: -18pt;"><a href="http://www.boergroup.it/">http://www.boergroup.it/</a></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS"; font-size: 12pt; line-height: 150%; text-indent: -18pt;"><br /></span></div>
<br />BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-70432127388654468472011-10-20T15:26:00.001+02:002011-10-20T15:27:02.192+02:00Acque meteoriche di dilavamento: disoleatore in continuo o trattamento di prima pioggia?La scelta del trattamento più idoneo per le acque di dilavamento di superfici pavimentate scoperte è ancora spesso oggetto di opinioni discordanti. <br />
Le differenze tra i due sistemi sono palesi e importanti soprattutto dal punto di vista gestionale: le vasche di prima pioggia sono bacini di accumulo per i primi 5 mm di acque meteoriche distribuite sul piazzale e presentano al loro interno una pompa per l'invio di tale acqua al trattamento, mentre i disoleatori in continuo non presentano apparecchiature elettromeccaniche e sono dimensionati per trattare tutte le acque di dilavamento durante l'intero evento meteorico, in continuo. Dato che entrambi i sistemi vengono installati e interrati e spesso dimenticati, non essere vincolati alla gestione di apparecchiature elettromeccaniche è indubbiamente un gran vantaggio (se la pompa di blocca, infatti tutte le acque vanno direttamente al bypass). Tuttavia la scelta non va effettuata solo sulla valutazione degli aspetti gestionali, ma analizzando la dimensione del piazzale, il posizionamento dell'impianto all'interno dello stesso, l'utilizzo che viene effettuato del piazzale in particolare quali tipologie di merci vengono stoccate e se vengono effettuate lavorazioni anche durante l'evento meteorico. Va poi valuto il corpo recettore e quindi il grado di depurazione da raggiungere.<br />
<br />
Semplificando il discorso si può affermare in generale che non conviene installare trattamenti di prima pioggia (vasche di accumulo + disoleatore a valle) ad angolo di piazzali di grandi dimensioni con il rischio di accumulare non più tutti i 5 mm del piazzale ma solo l'acqua della zona adiacente all'impianto. Discorso che va attentamente rivisto se sul piazzale possono essere presenti inquinanti non separabili solamente per gravità ma necessitanti di trattamenti di depurazione aggiuntivi con sistemi chimico-fisici o di filtrazione: depurare in questo modo una portata in arrivo in continuo pari ad un'intensità di pioggia di 200 lt al secondo per ettaro di superficie diventa piuttosto oneroso e complicato!<br />
<br />
E' importante quindi valutare attentamente che la soluzione proposta sia adeguata alla tipologia di refluo da trattare: il rischio infatti è quello di investire su un sistema che non potrà garantire i risultati richiesti.<br />
<a href="http://www.boergroup.it/">http://www.boergroup.it/</a>BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-37211652866680214152011-07-13T14:50:00.000+02:002011-07-13T14:50:37.558+02:00Il filtro a coalescenza dei miracoli<span lang="IT"> Tra i capitolati che ci vengono sottoposti ogni giorno due in particolare ci hanno fatto sorridere. Il primo si trattava di un disoleatore realizzato con un'unica vasca in calcestruzzo, di diametro cm 230 per un'altezza di cm 200 circa. Tale vasca portava al suo interno un unico accessorio: il filtro a coalescenza dei miracoli. Così abbiamo infatti soprannominato quel piccolo ma miracoloso affarino che da solo è in grado di trattare una portata in ingresso di….udite udite… 100 litri al secondo!!!!!!! Certo, da solo perché in una vasca così piccola non ci si può aspettare di riuscire ad avere anche una separazione a gravità, dato che lo spazio necessario…semplicemente non esiste. Ecco, solo per capire cosa sono 100 litri al secondo…6.000 litri al minuto, 6 m<sup>3</sup> al minuto… Piccolo, miracoloso super filtro!<br />
Per non parlare poi della versione in classe 2, ossia senza filtro con processo separativo solo a gravità, dove con una vasca cubica da cm 250 di lato si riescono a trattare 700 litri al secondo!!!! Ma che tubi si utilizzano per una portata di 700 litri al secondo!? Da 1000 mm di diametro in calcestruzzo?!..beh…manca poco che siano paragonabili alla grandezza della vasca! <br />
E grande Italia dove tutti possono certificare e garantire i miracoli!<br />
<a href="http://www.boergroup.it/">http://www.boergroup.it/</a></span>BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-64199236896514647602011-03-26T18:41:00.000+01:002011-03-26T18:41:15.086+01:00Qualcosa sui trattamenti naturali: la durata di un impiantoLa fitodepurazione e la evapotraspirazione sono i trattamenti di depurazione più di moda degli ultimi tempi, ma è opportuno effettuare alcune considerazioni sulla manutenzione e sulla durata di questi sistemi. <br />
Se una vasca di buon calcestruzzo viene garantita almeno 50 anni e in un impianto tradizionale vanno in sostituzione solo le apparecchiature elettromeccaniche, per l'impianto di fitodepurazione la situazione è un po' più complessa. E' pur vero che i materiali che costituiscono l'impianto hanno una durata molto elevata, tuttavia quello che determina la "fine" dell'impianto è l'impossibilità di effettuare una adeguata manutenzione (cosa che invece si effettua periodicamente in un impianto tradizionale). A livello radicale infatti, nel mezzo ghiaioso di riempimento, avvengono le reazioni biologiche di trasformazione della sostanza organica, ad opera di microrganismi deputati. Se quindi si parte dal principio che "nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma", il materiale organico che è presente nelle acque di rifiuto viene trasformato parte in gas e parte in altro materiale che va a depositarsi negli spazi tra la ghiaia, concorrendo col tempo ad ostruirli completamente. La fine viene decretata quando l'impianto non riesce più a garantire il normale deflusso delle acque a causa dell'intasamento. A quel punto è necessario sostituire completamente tutto il mezzo ghiaioso e poi ripristinarlo. E' quindi importante in fase di progettazione garantire superfici e volumi abbondanti per ogni abitante equivalente servito in modo da allungare la vita del sistema.BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-59817157010947670812011-03-03T10:15:00.000+01:002011-03-03T10:15:52.691+01:00Marcatura CE della vasca ImhoffMa la vasca Imhoff va marcata CE secondo la UNI EN 12566-1? Alcuni produttori, nell'ansia di adempiere agli obblighi normativi marcano Ce la vasca Imhoff secondo la normativa sopracitata. Tuttavia è opportuno fare alcune precisazioni. Innanzitutto la vasca Imhoff NON è una vasca settica e tale distinzione tra i due sistemi è ben esplicitata dallo stesso Imhoff nel suo manuale (la vasca in quastione prende il nome dal suo inventore) che in altri numerosi testi specialistici. In secondo luogo, leggendo attenatamente la prova da eseguirsi nella 12566-1 per dimostrare l'efficacia del manufatto, si evince che....è impossibile effettuarla nella vasca Imhoff proprio per la differente conformazione dalla vasca settica. Pertanto, chiesta anche conferma al comitato che redige le Norme UNI, possiamo definitivamente dichiarare che attualmente la vasca Imhoff non è soggetta a marcatura CE secondo la UNI EN 12566-1 o altra norma UNI.BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-51263751520044179002010-11-05T15:28:00.000+01:002010-11-05T15:31:37.095+01:00Quanto costa all'ambiente la prova di efficacia...Desideriamo sottoporvi una riflessione. La UNI EN 858-1 al punto 8.3.3.1.4 descrive come deve essere condotta la prova di efficacia per i disoleatori prefabbricati. La prova prevede che venga immessa una portata d'acqua contaminata con una quantità definita di olio all'impianto, portata pari a quella che questo è in grado di trattare per il tempo necessario a cambiare 4 volte il volume della vasca. Dopo tale tempo si eseguono 5 campionamenti all'uscita dell'impianto e si effettuano le relative analisi chimiche per valutarne il rendimento depurativo. Facciamo un esempio pratico per capire meglio i volumi di acqua e olio che vengono messi in gioco. Supponiamo di voler testare un impianto da 50 lt/sec che, tra l'altro, rappresenta una taglia piuttosto piccola, considerando che la norma esonera dalla prova solo gli impianti in grado di trattare una portata maggiore di 150 lt/sec e gettati in opera. La portata da immettere quindi nel nostro impianto è di 50 lt/sec per circa 21 minuti, dato quest'ultimo ricavato dal volume della nostra vasca e dal fattore moltiplicativo 4. Il volume di acqua che viene conivolto nella prova in questo lasso di tempo è quindi pari a <span style="color: blue;"><span style="color: white;">64.000 litri e cioè 64 mc</span></span><span style="color: white;">. </span>Questi 64 mc vengono contaminati e quindi inquinati con <span style="color: white;">320 litri di olio</span> e nella migliore delle ipotesi che l'impianto abbia il rendimento per poter essere classificato in classe I, la concentrazione di olio allo scarico è comunque di 5 mg/lt pari a 0,4 litri di olio comunque che continuano a essere "inseparabili" dalla massa acquosa. Nel caso poi l'impianto rientri in classe II e che quindi si richieda un valore allo scarico di 100 mg/lt la quantità di olio residua inseparata sarà di circa 7 litri. Non pare quindi un po' paradossale che per testare il rendimento di un impianto si debbano inquinare volumi così elevati del prezioso liquido che tutti ci affanniamo a tutelare???<br />
<a href="http://www.boergroup.it/">http://www.boergroup.it/</a>BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-85986580603658808382010-10-29T19:07:00.000+02:002010-10-29T19:13:45.896+02:00Separatori di grassi super manutentati!La norma UNI EN 1825-1 regola la progettazione e la costruzione dei separatori di grassi da installarsi per gli scarichi di cucine, mense e attività produttive come i macelli. E' obbligatoria in Italia da qualche anno. La 1825-2 non è obbligatoria ma fornisce delle utili indicazioni sul dimensiomento e sulle volumetrie da considerare, fermo restando che l'efficienza del sistema e la sua dimensione nominale (in pratica la portata che è in grado di trattare l'impianto) va testata mediante la prova descritta nel dettaglio nella norma 1825-1. <br />
Al punto 8 della 1825-2 si parla poi di manutenzione e....udite udite...le frequenze di pulizia consigliate sono MENSILI O PREFERIBILMENTE OGNI DUE SETTIMANE!!!!! <br />
Quindi la nostra conclusione è:<br />
benissimo utilizzare i criteri di dimensionamento esplicitati nella 1825-2, tra l'altro redatti davvero molto bene, ma attenzione a sovradimensionare, con una giusta dose di buon senso, un po' il sistema perchè in Italia è impensabile consigliare lo spurgo dei condensagrassi due volte al mese!<br />
<a href="http://www.boergroup.it/">http://www.boergroup.it/</a>BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7712877843228454397.post-18935812739675665872010-10-27T18:57:00.000+02:002010-10-27T18:57:01.299+02:00Valvola di chiusura di sicurezza: davvero ci sono vantaggi?<span lang="IT"> <strong><span style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Pregi e difetti di uno degli accessori più diffusi negli impianti di disoleazione in continuo</span></strong><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS;">La norma che regola la progettazione e la realizzazione degli impianti di disoleazione, la UNI EN 858-1 obbligatoria in Italia ormai da alcuni anni, prevede al punto 6.5.3 e al punto 6.5.4 rispettivamente che vi sia la presenza delle valvola di chiusura di sicurezza e dell’apparecchiatura elettronica di rilevamento oli. Nelle varie proposte commerciali e nei capitolati, si è data notevole preferenza in questi ultimi anni alla valvola di chiusura rispetto all’apparecchiatura rilevamento oli, senza giustificato motivo. <br />
<br />
<span lang="IT"><div align="justify">Cos’è la valvola di chiusura di sicurezza?</div><div align="justify">La valvola di chiusura di sicurezza è un dispositivo meccanico che viene posizionato nella tubazione di ingresso o di uscita del disoleatore e solitamente il suo funzionamento è regolato da un galleggiante. Allo stratificarsi dell’olio sulla superficie il galleggiante che è tarato sulla densità dell’acqua si abbassa sotto lo strato d’olio e aziona un dispositivo che occlude la tubazione.<span style="color: red; font-family: Trebuchet MS;"><span style="color: red; font-family: Trebuchet MS;"> </span></span><span style="font-family: Trebuchet MS;">La finalità di questa valvola è di evitare il convogliamento di oli al corpo recettore non senza tuttavia causare gravi disagi.</span></div><div align="justify"><br />
</div><span style="font-family: Trebuchet MS;"><span lang="IT">Capire le conseguenze di questa chiusura è fondamentale per scegliere se applicare o no la valvola nell’impianto. Durante i vari eventi piovosi si accumula olio nel disoleatore e durante uno di questi, alla fine di esso, il galleggiante aziona la chiusura ostruendo la tubazione.<br />
<br />
Se la valvola è posizionata nel tubo d’ingresso, durante il successivo evento piovoso non permetterà il defluire degli scarichi innalzando i livelli idrici nelle tubazioni a monte dell’impianto, con il rischio che l’acqua fuoriesca dalle caditoie del parcheggio o della rete stradale, allagandola. <br />
Se la valvola è posizionata nella tubazione d’uscita, <span style="color: blue; font-family: Trebuchet MS;"><span style="color: blue; font-family: Trebuchet MS;"></span></span><span style="font-family: Trebuchet MS;">i livelli nell'impianto si innalzeranno e olio e acqua potranno fuoriuscire dai chiusini oltre che rigurgitare nelle tubazioni a monte. <br />
<br />
<span style="font-family: Trebuchet MS;"><span lang="IT">Pertanto la ns. opinione è che la valvola di chiusura di sicurezza possa causare più disagi che benefici e in sua vece preferiamo posizionare nell’impianto il dispositivo elettronico di rilevamento oli, apparecchiatura elettrica anche alimentata da pannelli fotovoltaici se necessario, che è in grado di rilevare mediante misurazione della conducibilità elettrica il livello d’olio stratificato in vasca ed inviare un segnale per programmare con calma la manutenzione all’impianto. L’apparecchiatura può essere tarata per il livello di accumulo desiderato in modo da garantire sempre la massima efficienza depurativa del sistema. </span></span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS;"><span lang="IT"><a href="http://www.boergroup.it/">http://www.boergroup.it/</a></span></span></span></span></span></span></span></span>BOER GROUPhttp://www.blogger.com/profile/17355014082669497900noreply@blogger.com0